Il Tribunale civile: l’Autorità portuale deve pagare Abbanoa bollette arretrate per 1,3 milioni di euro.

Contrariamente a quanto sostenuto dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna, la manutenzione della rete idrica interna al porto di Cagliari spetta a lei e non ad Abbanoa, che non risponde delle «pessime» condizioni delle tubature, delle relative perdite e del conseguente aumento dei costi. L’Autorithy doveva saperlo (nel luglio 2011 le era stato specificato nella comunicazione con cui la vecchia società – la Sim – la informava del passaggio di competenze al nascente gestore idrico unico) e nella risposta non aveva contestato la novità limitandosi a sottolineare di aver sostenuto «ingenti esborsi» per riparare le tubature e di aver trasferito i relativi costi «sulle utenze» finali. I clienti.

La sentenza

Riassunto degli elementi alla base della decisione con cui il giudice civile Nicoletta Leone ha accolto la richiesta di Abbanoa presentata dall’avvocato Luca de Angelis e condannato l’Autortihy a pagare 1.306.217,85 euro di debiti maturati dal luglio 2005 per bollette mai pagate più gli interessi sino al saldo, altri 36.145 euro di spese e il costo delle consulenze tecniche disposte durante la causa. Il Tribunale ha anche escluso una responsabilità del Comune di Cagliari (come invece ipotizzato dall’Autorità).

Dal 2005 a oggi

La cifra finale si riferisce ai consumi di sei utenze. L’Autorità portuale ha ricordato che i contratti per la fornitu ra di acqua erano stati conclusi con la Sim e sostenuto che Abbanoa non aveva dimostrato di essere subentrata nel rapporto, dunque non poteva chiedere i pagamenti. Inoltre il suo comportamento «negligente», dovuto alla mancata manutenzione della rete, aveva causato maggiori consumi del biennio 20052007. La giudice però ha spiegato che la gestione del servizio inizialmente demandata alla società consortile Idris (costituita da Esaf, Govossai, Sim, Siinos, Uniaquae) era stata affidata ad Abbanoa (nata dalla loro unione) sulla base di una legge regionale (la 29 del 1997) che prevedeva un unico ambito territoriale, un solo gestore e un’unica tariffa. Il neonato ente era «subentrato nelle attività» e ne gli accordi al consorzio di cui faceva parte la Sim, che «aveva attivi più contratti di somministrazione idrica» con l’Autorità portuale. La successione era stata «efficace» e non aveva bisogno di «comunicazione» perché avvenuta in seguito a «provvedimenti normativi», non di un semplice «accordo» tra le parti. Del resto è certo che l’Autorithy abbia «ricevuto il servizio di somministrazione» per quelle sei utenze e «non abbia versato neanche in parte il corrispettivo».

La manutenzione

Anche sui problemi alla rete idrica l’Autorità portuale ha torto. Già nove anni fa era stata informata che il nuovo ente «non avrebbe avuto competenza nella gestione della rete portuale» e «obblighi di manutenzione» sulle condotte «interne alla circoscrizione portuale», di competenza dell’Autorithy. Il gestore idrico neanche è responsabile «dei consumi che derivano dalle perdite». Sulla chiamata in causa del Comune, il giudice ha sottolineato che l’Autorità portuale «non ha dimostrato l’esistenza di un obbligo di manutenzione»

La Decisione

Il porto di Cagliari L’Autorità portuale deve pagare 1,3 milioni di euro ad Abbanoa per debiti maturati sin dal 2005 in capo al Municipio. Insomma, «il credito di Abbanoa è accertato». L’Autorithy ora valuterà il da farsi. «È una causa molto vecchia che si è trascinata nel tempo», sottolinea il presidente Massimo Deiana, «dobbiamo studiare la sentenza ma è presumibile faremo ricorso, poi in caso di condanna pagheremo».

L’Unione Sarda – Lunedì 18 Gennaio 2021